a cura della Dott.ssa Sara Trinchetti
Cos’è l’età evolutiva?
L’età evolutiva è un periodo fondamentale della vita di un individuo perché si gettano le basi per la strutturazione della personalità, attraverso le molteplici esperienze legate agli importanti cambiamenti psichici e fisici che avvengono.
Tradizionalmente rappresenta il periodo compreso tra la nascita e i 20 anni circa, suddiviso, grosso modo, in tre fasi: dalla nascita ai 6 anni; dai 7 ai 13-14 anni (fino alla pre-adolescenza); dai 14 ai 20 anni (adolescenza e giovane adulto).In questo articolo affronteremo le prime due fasi.
Questo periodo è denso di cambiamenti da tutti i punti di vista e rappresenta un momento molto delicato per la crescita del bambino e per tutti gli adulti, genitori in primis, che sono in relazione con lui.
Perché ci si rivolge ad uno psicologo specializzato in età evolutiva?
I motivi possono essere molteplici: in generale ci si rivolge ad uno psicologo quando un bambino/ragazzo esprime delle difficoltà nell’ambiente con cui è in relazione sia esso familiare che scolastico.
Comprendere quello che sta accadendo permette di aiutare lui, i suoi genitori e gli insegnanti ad individuare il tipo di difficoltà, attribuirgli un significato, fornirgli gli strumenti per intervenire e facilitare il suo sviluppo.
Le problematiche più frequenti riguardano:
- ritardi o disturbi nell’acquisizione del linguaggio,
- comportamenti di aggressività verso i pari e gli adulti,
- difficoltà nel rispettare le regole,
- difficoltà a separarsi dalla figura genitoriale,
- atteggiamenti di ritiro o chiusura.
- problematiche legate al contesto scolastico (apprendimenti, disattenzione ecc…).
- difficoltà di accettazione del proprio corpo
- rapporto conflittuale con l’alimentazione
- atteggiamenti di isolamento o al contrario prevaricazione.
Lo psicologo fornisce una chiave di lettura di queste difficoltà strutturando un percorso finalizzato al miglioramento della situazione.
Di che strumenti si avvale ?
Lo strumento principale è il colloquio che può servire per raccogliere informazioni (fine diagnostico), motivare (fine terapeutico), ed informare (orientamento). Nel colloquio psicologico si crea un rapporto emotivo in cui è sospesa ogni forma di giudizio a favore di uno spazio di ascolto e accoglienza dei bisogni.
Spesso si avvale di strumenti che lo aiutano ad effettuare una valutazione generale dello sviluppo. Questa valutazione non sempre è necessaria ed è il professionista a discriminare quando è necessaria e quando no. In linea generale la valutazione si effettua quando vi sono difficoltà di sviluppo, ossia quando si ipotizzano delle discrepanze tra il suo livello di sviluppo e quello “adeguato all’età”.
Che tipo di valutazione facciamo?
Il tipo di valutazione proposta è una valutazione del livello di sviluppo generale del bambino/ragazzo: accanto al livello cognitivo, viene valutato il livello motorio, linguistico, emotivo e motivazionale dello stesso.
Obiettivo della valutazione è anche comprendere come il bambino/ragazzo si “adatta” ai diversi contesti di riferimento; pertanto, all’interno del percorso valutativo, viene coinvolto anche il genitore e/o l’insegnante con strumenti (questionari ecc…) che ci danno una visione di come lo stesso “viene visto” nei diversi ambienti di vita.
Vengono valutate anche le “abilità adattive” del soggetto, cioè quelle “abilità indispensabili all’individuo che gli permettono di raggiungere autonomia personale e responsabilità sociale all’interno dei vari ambienti di relazione in cui vive rispetto alla propria età e gruppo culturale di appartenenza”. (Witt e Martenes, 1984).
In linea con le indicazioni più recenti del DSM V si è visto infatti che oltre alle tradizionali componenti di sviluppo (cognitive, linguistiche, motorie, emotive), sono soprattutto queste componenti “adattive” quelle che concretamente, permettono ad un soggetto di realizzarsi sfruttando al massimo le proprie potenzialità.
L’approccio è quello di considerare il bambino/ragazzo“in toto” e nei diversi contesti di vita, andando a individuare quali sono i suoi punti di forza e di debolezza al fine di aiutarlo fornendogli tutti gli strumenti necessari per il suo percorso di crescita.
Quali sono le fasi una valutazione generale dello sviluppo?
Nello specifico la valutazione globale dello sviluppo del soggetto si articola nel seguente modo:
- primo incontro con i genitori in cui vengono raccolte le informazioni relative alla storia di sviluppo del figlio e alla sua esperienza familiare e scolastica.
- da 3 a 5 incontri, in cui, a seconda dell’età del bambino/ragazzo e del problema presentato, si valutano le competenze cognitive, linguistiche, motorie, emotive, comportamentali e relazionali. Nel caso di bambini molto piccoli ci sarà anche un incontro di osservazione di gioco.
- La presenza del genitore è prevista durante gli incontri se il bambino è molto piccolo o manifesta difficoltà nella separazione dallo stesso.
- Incontro con i genitori di “restituzione” dei risultati della valutazione durante il quale si descrive il quadro complessivo del bambino/ragazzo, con eventuale diagnosi funzionale, e, se necessario, si propone una proposta di intervento in collaborazione con la famiglia e la scuola.
Gli interventi che si possono strutturare vanno, in base ai casi, dal sostegno alla consulenza e/o psicoterapia individuale o familiare fino ad interventi più specificatamente pedagogico-educativi.
Presso “Al Centro” è attivo uno spazio dedicato specificatamente all’età evolutiva.
Previo appuntamento, è possibile incontrare la Dott.ssa Sara Trinchetti per un incontro gratuito ed esplorativo.
In linea con le proposte di “Al Centro” gli psicoterapeuti che si occupano di quest’area hanno predisposto un servizio con tariffe sociali e sostenibili. Per maggiori informazioni è possibile chiamare il 3334589893 o scrivere a info@alcentroroma.it