Monica Napoli e Silvia Gotti – Psicoterapeute
Settembre è il mese dell’apertura delle scuole, tanti genitori riprendono la quotidianità accompagnando serenamente i propri figli ai cancelli, salutandoli con un dolce bacio e scappando velocemente verso gli impegni di routine.
Esiste, però, un gruppo di genitori impreparato e spaventato, incuriosito ed emozionato. E’ il gruppo delle mamme e dei papà dei bimbi che entrano al nido. Piccoli fagottini che, per la prima volta, lasceranno le mura domestiche e si affacceranno nel mondo sociale, fatto di novità, persone, attività, relazioni, giochi.
Il momento della prima importante separazione è arrivato. Cosa succederà?
Per i genitori, i primi giorni di nido sono accompagnati da diverse emozioni e sensazioni tra cui:
sensi di colpa: “forse era meglio lasciarlo ai nonni, ad una tata; forse è troppo piccolo e vivrà un trauma; forse sarà faticoso per lui; forse avrei potuto prendere un’aspettativa; forse non ho poi così bisogno di spazi per me; forse….,
paure: “e se le educatrici non sono competenti?” “ e se si farà male?” “ e se mi cercherà?” “ e se piangerà tutto il tempo?” e se…,
dubbi: “avrò scelto il migliore?” “sarà in grado di adattarsi?”
Ognuno di questi vissuti è assolutamente legittimo, così come concedersi del tempo per elaborarli.
Il nido, infatti, è un cambiamento importante all’interno della famiglia e come tale mina l’equilibrio fino ad ora raggiunto. Non è mai facile affrontare un cambiamento e in particolare quello che rappresenta il primo distacco del piccolo dai genitori. E’ necessario, quindi, ri-adattarsi alla nuova routine, cercando di vivere l’ansia come una risposta fisiologica e sana alla prima separazione. Una volta che la novità diventerà abitudine, si stabilirà un nuovo equilibrio e i genitori inizieranno a vivere l’asilo e il saluto al bambino come qualcosa di familiare.
Anche la scelta di mandare il proprio figlio al nido non è stata facile. La scelta può essere stata determinata sia da fattori esterni (ad esempio il lavoro) che da fattori interni, in ogni caso non esiste nessuna scelta sbagliata (“per carità, mandi già tuo figlio a scuola”, “ è ancora piccolo”, “come farà?”), ma la scelta giusta per quella famiglia. Non permettendo a terzi di dare voce a dubbi e ripensamenti, i genitori garantiscono stabilità e coerenza, utili per trasmettere al proprio figlio la giusta serenità che, al momento del distacco, funzionerà da rassicurazione.
I primi giorni di nido, il genitore dovrà affrontare le proprie paure e insicurezze, lasciando il bambino libero di sperimentare le proprie, in modo da non sovraccaricarlo di emozioni che non gli appartengono e che potrebbero fargli vivere l’asilo come qualcosa di sbagliato, brutto e pericoloso.
Ogni mamma e ogni papà vivranno momenti di ansia e di tristezza e allo stesso tempo saranno felici di vedere il bambino interagire e fare i primi passi nel mondo sociale. Questo alternarsi di sentimenti ambivalenti accompagnerà la famiglia per tutto il primo periodo. La sfida, per i genitori, sarà quella di sostenere con empatia e sensibilità i passi del proprio bambino.
Vediamo cosa succederà ai bambini. Il loro sarà l’ingresso in un mondo nuovo, dovranno fare i conti con l’assenza delle figure significative, con la presenza di altri bambini, con la condivisione dei giochi e degli spazi e con la conoscenza di altri adulti sconosciuti che si prenderanno cura di loro.
Pianti e urla saranno invece per loro fisiologici e rappresenteranno i primi momenti del percorso di adattamento.
Non esiste un inserimento difficile, ma tempi diversi per ogni bambino.
Le reazioni sono varie ed individuali, ma in ogni caso si tratta di normali espressioni di un disagio che accompagna necessariamente un cambiamento:
- potrà mostrarsi tranquillo con eventuali risvegli notturni o con difficoltà ad addormentarsi, nel momento del sonno infatti si rivive un ulteriore distacco dal genitore;
- mostrarsi agitato o eccessivamente movimentato; prostrato fisicamente con continui malanni;
- potrà scoppiare in pianti disperati e inconsolabili.
L’espressione di questo disagio non significa che il bambino non ce la farà, al contrario troverà il proprio modo di superare questa fase di destabilizzazione che fa parte della crescita.
Entrare in contatto con i suoi sentimenti e aiutarlo a dargli un senso faciliterà la costruzione di significati all’interno della sua esperienza.
I momenti importanti di questa esperienza sono principalmente due:
- il saluto – mai tralasciarlo, perché garantisce la continuità con il dopo e rassicura sul fatto che il genitore tornerà, quindi permette al bambino di rappresentarsi la sua partenza, ma anche il ritorno. Non deve essere troppo frettoloso, ma neanche eccessivamente lungo, per non trasmettere insicurezza. Il bambino non si sentirà abbandonato, anzi, nel corso della giornata avrà la possibilità di rivivere attraverso il gioco e le attività proposte, il momento ed il vissuto del distacco.
- Il ricongiungimento – il momento in cui si va a prendere il bambino e ci si confronta con l’educatrice rispetto all’andamento della giornata. E’ un momento gioioso ed importante, in cui il racconto della giornata, tra mamma e bambino, può essere un ottimo strumento per dare un senso di continuità alle esperienze del bambino. Ugualmente, è utile e consolante sia per il bambino che per il genitori, dedicare al bambino una cura particolare e un sufficiente tempo al rientro a casa per non alimentare il vissuto di abbandono.
In conclusione, date spazio ed ascolto ai vostri vissuti di genitori e a quelli del vostro bambino. Considerate le vostre paure sane e fisiologiche, così come quelle del bambino. Mantenete un atteggiamento sicuro e sereno nel momento del saluto, incoraggiando e sostenendo vostro figlio in questo importante passaggio evolutivo.
Se avete dubbi potete rivolgervi agli psicoterapeuti presso il nostro centro.