A cura della Dott.ssa Raffaella Alvisi Psicologa-Psicoterapeuta
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Nel mio lavoro da psicoterapeuta mi capita spesso di incontrare genitori molto preoccupati per i propri figli adolescenti a causa di un attaccamento quasi morboso che spesso i ragazzi di oggi mostrano verso smartphone, tablet, computer e console per videogiochi.
Ciò che mette in allarme i genitori è vedere i propri figli chiusi in casa e poco motivati ad uscire e frequentare i propri coetanei mantenendo rapporti sociali attraverso i mezzi tecnologici piuttosto che di persona. Inoltre questo utilizzo eccessivo di telefoni e computer è motivo di conflitto e tensioni tra genitori e figli. Per i genitori risulta infatti assai difficile far rispettare delle regole relative ai tempi e ai modi di utilizzo e diventa frustrante cercare di motivare i ragazzi ad interessi diversi, alla pratica di uno sport ad uscite con gli amici che spesso vengono rifiutate e attivano discussioni faticose da gestire.
Gli adolescenti di oggi utilizzano la rete come elemento normale della loro esperienza quotidiana.
Internet e le sue applicazioni hanno introdotto numerose novità e vantaggi in ogni ambito, dal sapere alla vita relazionale, dal lavoro al mondo dell’intrattenimento. In particolare il web ha trasformato il modo di vivere le relazioni e la quotidianità degli adolescenti. Oggi i giovani e non solo, vivono, si esprimono, si relazionano, apprendono tramite internet, le chat e i social network. “Da quando la comunicazione è diventata portatile per mezzo del telefonino, abbiamo la possibilità di essere sempre connessi con gli altri” (Tonioni, 2016).
Il linguaggio di internet è interattivo, le comunicazioni sono velocissime e garantiscono l’anonimato. La rete, ma soprattutto i Social creano con semplicità ciò di cui l’utente ha bisogno, ossia un “supporto sociale”, una rete fatta di esserei umani, che danno riconoscimenti e gratificazioni attraverso i like, messaggi, emoticon. E’ una rete che potremmo quindi definire emotiva e non solo informativa. Il mondo virtuale è così in grado di appagare molti bisogni tra i quali quello di moltiplicare le relazioni con il proprio gruppo di pari evitando il contatto dal vivo, emotivamente più impegnativo. La parola “RETE” mi sembra infatti che colga bene la funzione che attualmente ha internet per i giovani, cioè quello di contenere e di tenere insieme le parti interne dell’adolescente, il suo Sè, i suoi vissuti e le innumerevoli emozioni, paure e incertezze che caratterizzano questa fase della vità spesso difficile e delicata.
Le proprie espressioni affettive vengono affidate ad uno strumento virtuale che fa da mediatore tra l’adolescente e il mondo esterno, consentendo di esporsi rimanendo però nascosti e al sicuro dalle conseguenze, dall’imbarazzo, dalla derisione, dal pentimento e dai sensi di colpa. Lo smartphone, internet e i social network rappresentano degli antipanico h 24, sono sempre attivi, c’è sempre qualcuno disponibile, qualcuno connesso e questo rappresenta una fonte di rassicurazione.
Ma dove è finito il corpo, il contatto fisico, il contatto oculare, il comportamento non verbale?
Ci sono emozioni che non vengono comunicate con le parole, ma con il corpo. Ciò che manca nella comunicazione digitale è la comunicazione non verbale. Nella comunicazione non verbale arriva prima l’espressione del volto, lo sguardo nel contatto visivo, il movimento dei muscoli corporei, la postura, i gesti con le mani. La comunicazione non verbale sfugge al nostro controllo, ad esempio un rossore ci mette a nudo di fronte agli altri e non si può evitare. La comunicazione digitale permette quel controllo affinchè ciò che scriviamo riscontri sempre il massimo successo.”Uno schermo digitale protegge gli adolescenti da emozioni che non si possono permettere e dalle quali sono chiamati a difendersi. Ed è proprio questo alla base del ritiro sociale, che rappresenta il sintomo più grave dell’incapacità di sostenere le relazioni dal vivo, dove diventa inevitabile il contatto vis a vis. Ciò che ai nativi digitali è venuto a mancare è quell’intenso rispecchiamento emotivo che salda in modo crescente l’identità dei bambini e che si verifica tutte le volte che due persone si guardano negli occhi pensando la stessa cosa.”(Tonioni F.).
Ma come si può evitare che questa nuova generazione di adolescenti faccia un uso eccessivo della tecnologia?
E’ ampiamente riconosciuto che le azioni di prevenzione più efficaci sono quelle che prevedono interventi precoci e il coinvolgimento attivo della scuola, dei genitori e del territorio. Di fronte a questa problematica gli adulti occupano un ruolo particolare in quanto Internet non è un qualcosa per loro di totalmente estraneo che appartiene solamente al mondo adolescenziale. Al contrario coinvolge in modo diffuso tutte le fasce di età e anche per gli adulti spesso risulta impossibile poter fare a meno del proprio device connesso alla rete.
Ciò che spesso risulta difficile per i genitori è gestire l’utilizzo delle nuove tecnologie nel passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza. Infatti l’uso del computer, tablet e smartphone viene consentito in età sempre più precoci come strumento che consente ai bambini di calmarsi, di non annoiarsi e di non sentirsi abbandonati, ma poi con il passaggio all’adolescenza, quando la nuova tecnologia diventa uno strumento per svincolarsi e separarsi dai genitori, l’utilizzo viene bruscamente frenato e limitato.Tuttavia sembra ormai evidente che regole rigide, divieti, intrusione e controlli non sortiscano gli effetti sperati, nè modifiche a livello comportamentale.
Tisseron (2013) descrive la posizione ideale degli adulti parlando dell’importanza delle tre A:
- Alternanza;
- Autoregolazione;
- Accompagnamento.
Innanzitutto è importante non vedere il mondo virtuale e quello reale in antitesi, non pensare di dover scegliere tra qualcosa di buono e qualcosa di cattivo, ma cogliere l’importanza di entrambe i mondi a cui vanno riconosciuti sia valori sia insidie. Vanno quindi pensati come 2 contesti di crescita da abitare in alternanza, facendo molta attenzione che uno non prevarichi l’altro. E’ quindi importante non cercare di proteggere gli adolescenti attraverso modalità regressive di proibizioni, punizioni e divieti, ma di sostenerli e dar loro fiducia affinchè diventino capaci di di autoregolarsi e scegliere da soli in modo equilibrato. L’adulto deve quindi accompagnare i ragazzi nel loro percorso di crescita attraverso una vicinanza emotiva, relazionale caratterizzata maggiormente da condivisione e curiosità e meno da controllo e scarsa fiducia.
Spesso infatti dietro questo abuso eccessivo delle nuove tecnologie si nascondono adolescenti fragili, insicuri, timorosi che cercano un supporto in questi mezzi che forniscono delle rassicurazioni e permettono di sperimentare delle gratificazioni immediate, seppure virtuali. L’adulto deve quindi rappresentare un punto di riferimento per questi adolescenti, stringendo con loro un rapporto di alleanza caratterizzato da ascolto e comprensione per aiutarli ad affrontare la fatica della crescita.
Presso “Al Centro” è presente un equipe di psicologi e psicoterapeuti esperti nell’età evolutiva. Per maggiori informazioni è possibile chiamare il 3334589893 oppure scrivere a info@alcentroroma.it