Dott. Gianmarco Tessari – Psicologo
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Aldo, un signore anziano di 73 anni, che ha lavorato per 35 anni come impiegato comunale, da circa 5 soffre di lievi dimenticanze e piccoli problemi nella vita quotidiana. Inizialmente non gli aveva dato troppo peso e, fino a quel momento, non gli hanno causato grave allarmismo, anche grazie all’aiuto della moglie, Maria, che lo aiuta nei suoi bisogni quotidiani.
Ultimamente, però, Maria si è accorta di alcuni strani cambiamenti nel modo di comportarsi del marito e di momenti di confusione, sbadataggine e problemi di memoria sempre più frequenti. Quando la moglie tenta di far notare queste situazioni ad Aldo, lui risponde in modo brusco, irritandosi e lo stesso avviene nei momenti di confusione e di disorientamento.
Dopo molti tentativi, la signora Maria, riesce a convincere il marito a sottoporsi ad una visita da un neurologo. Quest’ultimo, dopo aver visitato Aldo, diagnostica all’anziano signore una malattia di Alzheimer. I due coniugi ne sono inizialmente spaventati.
Seguitamente, si recano anche presso un centro CDCD (ex UVA), dove la diagnosi viene confermata e, su consiglio del neurologo del centro, i coniugi mi contattano. L’obbiettivo della visita non è solo quantificare i problemi a livello cognitivo, ma anche avere consigli su come comportarsi nella propria quotidianità, come affrontare le diverse situazioni ed avere un sostegno anche dal punto di vista psicologico.
Dopo un primo esame i deficit maggiori si riscontrano in una perdita mediamente grave di memoria, del livello di attenzione e nel riuscire ad organizzare i vari impegni della giornata, problemi che creano ad Aldo anche una grande confusione con momenti di disorientamento. Dopo di che, i due coniugi decidono di comune accordo che può essere utile intraprendere col neuropsicologo un percorso di training cognitivo per potenziare questi deficit.
I risultati non sono immediatamente visibili, ma grazie alle tecniche di potenziamento neuropsicologiche più aggiornate, in un paio di mesi Aldo ha smesso di avvertire quei momenti di grande confusione e non si trova più ad essere disorientato nel tempo e nello spazio. Inoltre, anche i problemi di memoria sembrano essere migliorati ed aggirati attraverso l’uso funzionale di un’agenda e di un “diario di bordo” sul quale Aldo segna tutti gli appuntamenti più importanti e le scadenze (come ad esempio i medicinali che deve assumere e le visite mediche). Maria, dal canto suo, ha seguito tutti i consigli ricevuti per una quotidianità più serena, ha modificato (anche se di poco) l’arredamento della sua casa per venire incontro ai bisogni del marito, sa come comportarsi davanti alla sua aggressività improvvisa e ora comprende completamente le sue difficoltà senza farsene una colpa.
Il caso di Aldo spiega in modo esemplare che la malattia di Alzheimer, se affronta nei tempi e nelle modalità giuste e se aiutati da figure esperte del settore, non deve spaventare più del necessario. È più comune e frequente di quanto si possa pensare e anche Aldo e Maria hanno capito che, anche se non è reversibile e non si può tornare indietro, la malattia di Alzheimer può essere arginata e la sua progressione rallentata, migliorando notevolmente la qualità della vita.
Il consiglio più importante che Aldo può fornire dalla sua esperienza è di non sottovalutare tutti quei piccoli segnali che giorno per giorno si presentano e di “giocare d’anticipo” con controlli periodici da neurologi e neuropsicologi. Prevenire è sempre meglio che curare.