Dott.sa Silvia Gotti – psicoterapeuta
La paura è un’emozione di difesa provocata da una situazione di pericolo, una sorta di campanello di allarme che ci protegge e ci salvaguarda. E’ quindi fondamentale per la nostra sopravvivenza, ma cosa succede quando un bambino è spaventato da qualcosa che non esiste, quando il pericolo non è reale?
“Mamma ho paura! Lì dietro c’è un mostro!”
Sappiamo bene che il mostro non esiste e che dietro la porta, o dentro l’armadio, non c’è niente, ma la fantasia del bambino colloca la sua paura proprio lì, dandogli una forma ben precisa.
E’ attraverso questa forma collocata nella realtà che il bambino ha la possibilità di dare un senso a ciò che sente, di portare fuori l’emozione in modo da poterla affrontare. Se qualcosa ha una forma davanti a lui, è più facile poterle dare un nome ed è sicuramente più semplice poterla sconfiggere, rispetto ad un sentire che si muove dentro e che non si comprende.
In questo senso, il mostro diviene l’opportunità per sperimentare la paura e per trasformarla in un bagaglio di esperienza fondamentale per la crescita, da cui attingere ogni qualvolta torna quella sensazione che prima prendeva il nome di “mostro”.
Ogni età porta con sé paure differenti, superare le prime, permette di superare anche le successive, il bambino, infatti avendo avuto esperienza del vissuto spaventoso e della sua successiva scomparsa, può riconoscere tra le competenze acquisite, la capacità di superare la paura e sentirsi più sicuro nell’affrontarne una nuova.
Tentare di negare le paure, di sminuirle potrebbe impedire questo processo, lasciando il bambino in balia di qualcosa di sconosciuto e di sbagliato, incapace di costruire dentro di sé modalità sane per affrontare ogni più piccola paura.
E’ importante dare spazio a quello che il bambino racconta di vedere, ascoltarlo e contenerlo attraverso gesti rassicuranti, come un abbraccio, una carezza, una mano stretta nella sua. Condividere con lui quei momenti e accoglierli significa rendere la paura meno temibile, ma soprattutto permette al bambino di non vivere una sensazione spaventosa da solo.
Vivere la paura in modo sano, consente ai bambini di diventare adulti coraggiosi, perché non esiste coraggio senza paura.
Ecco cosa possono fare gli adulti di fronte alla paura di un bambino:
- la paura è un’emozione e come tale ha ragione di ESISTERE.
La paura ci insegna ad affrontare l’ignoto, è importante che ci sia nel mondo emotivo di ognuno di noi. Mai negare un’emozione, è importante, invece, darle uno spazio e un nome. Se si può raccontare, si può anche riconoscere ed elaborare.
- se la paura esiste, allora è SEMPRE legittima.
La paura non è mai illegittima, perché il bambino la sente, la vive e la attribuisce a qualcosa che per lui è spaventoso. Per quanto irragionevole o irreale sia, è necessario convalidarla perché significa riconoscere ciò che il bambino sente, in questo modo si aiuta ad affrontarla e ad accrescere il suo bagaglio emozionale e il bambino non resta solo con i suoi sentimenti.
- RISPETTARE la paura, i tempi e le modalità scelte dal bambino per affrontarla.
E’ fondamentale avere rispetto per le paure del bambino, non deriderle, non offrire spiegazioni razionali, consolazioni, distrazioni o una sgridata. La paura in questo modo non sarà superata, anzi potrebbe trasformarsi in disagio e allargarsi ad altre situazioni. L’ascolto e la condivisione restano l’unica soluzione per aiutare il bambino a superare il suo timore. Anche offrire soluzioni non aiuta, infatti non favorisce la crescita personale attraverso l’esperienza del vincere, con le proprie capacità, le paure e le difficoltà. Si può, certo, raccontare al bambino delle proprie paure, di quando si era bambini e di come si sono affrontate, senza fare pressioni o dare suggerimenti specifici.
- Rappresentare la paura attraverso un GIOCO.
Il gioco è il principale strumento attraverso il quale i bambini imparano a conoscere il mondo esterno e il proprio mondo interno. Il bambino giocando trasforma la realtà, la reinventa, la rappresenta in modo simbolico, sviluppando le proprie potenzialità intellettive, affettive e relazionali. I genitori possono utilizzare, quindi, il gioco per aiutare il bambino ad esplorare i suoi sentimenti, le sue paure e coinvolgerlo nella risoluzione delle stesse, ad esempio può essere utile rappresentare la cosa che spaventa servendosi di un pupazzo o di un disegno e chiedere al bambino di sconfiggerla. L’esperienza simbolica permetterà di accrescere la sicurezza e di sentirsi sostenuto e compreso.
Halloween può essere lo spunto per giocare con le paure: travestirsi da mostro, strega o vampiro permette di divertirsi mentre si affronta la paura stessa.
Paura gigantesca
paura appiccicosa
paura più assillante
di una mosca noiosa.
Paure che hai dentro
paure che hai fuori
paure che ti tengono
come i raffreddori.
Ce l’hanno proprio tutti,
non è escluso nessuno,
un po’ di tremarella
se la porta dietro ognuno.
Ce l’hanno i calciatori,
bagnini ed avvocati,
ce l’hanno i genitori,
bambini e fidanzati.
Allora come fare
come si fa a scacciare
la chiudi dentro un sacco
e poi la butti in mare?
Non esiste una ricetta
e neppure una magia
un poco di paura
ti tiene compagnia.
Girotondo della paura
Testo di Paola Parazzoli, tratta da “Aiuto che paura!” Ed. B
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