Dott. Gian Marco Tessari – Psicologo
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Negli ultimi cinquant’anni si è assistito ad un significativo incremento demografico della popolazione mondiale e con esso ad un incremento dell’età media e della popolazione anziana. In Italia, il numero di anziani di età compresa tra i 65 e i 74 anni è otto volte maggiore rispetto all’inizio del secolo scorso, mentre gli anziani di età superiore agli 85 anni sono aumentati di oltre 24 volte.
Proprio a causa di questa maggiore longevità sono aumentate alcune patologie come quelle cardiovascolari, quelle metaboliche e soprattutto le malattie neurodegenerative come la Demenza.
Come è noto, il morbo di Alzheimer è ad oggi una delle forme di demenza più comuni e progressivamente più invalidanti che sopraggiunge con l’avanzare dell’età.
Come altre forme di demenza, l’Alzheimer porta una generale compromissione delle funzioni cerebrali e cognitive in particolare della memoria.
In occasione della Giornata Mondiale sull’Alzheimer, anche “Al Centro” vuole sottolineare l’importanza di una diagnosi precoce per poter intervenire tempestivamente riuscendo così ad arginare l’incessante progredire della malattia. Vuole inoltre sottolineare il costante impegno dei suoi professionisti nel fornire ai propri utenti un servizio completo che vada a fornire un servizio sempre in sintonia con le più aggiornate linee guida.
I servizi offerti non si rivolgono soltanto alle persone affette dalla malattia ma anche alle loro famiglie, ai caregiver e a tutti i cari che sono in quotidiano contatto con loro.
Tali servizi vanno infatti dal ri-orientamento del malato alla stimolazione cognitiva, dal sostegno psicologico alla famiglie ai corsi di preparazione per i caregiver, per potersi prendersi cura in modo adeguato della persona all’interno del suo domicilio.
La stimolazione cognitiva dà la possibilità di ricompensare quelli che sono determinati deficit in alcune funzioni cerebrali compromesse. Il tutto avviene attraverso una riorganizzazione della funzionalità del cervello e un aumento delle connessioni tra le cellule cerebrali, i neuroni.
Questo effetto neuroprotettivo delle strutture del cervello facilita un vero e proprio processo di accumulazione, una riserva se così si può definire, strutturale e funzionale, grazie al quale le strutture cerebrali superiori riescono a lavorare adeguatamente nonostante il progredire dell’azione nociva neurodegenerativa correlata all’invecchiamento patologico o fisiologico.
Tra gli interventi proposti le stimolazioni cognitive regolari e protratte nel tempo rinforzano le capacità cognitive residue e compensano quelle meno attive perché poco utilizzate o perché fisiologicamente deteriorate. A ciò si aggiunge che, come effetto secondario, potenziare l’efficienza cognitiva conduce anche a miglioramenti significativi dell’umore e della motivazione individuale.
La stimolazione Cognitiva è un’attività altamente strutturata che ha i seguenti obiettivi :
- Raggiungere il miglior livello funzionale possibile
- Rallentare il decadimento cognitivo
- Contrastare la tendenza all’isolamento nel contesto familiare e sociale
- Contenere i disturbi comportamentali
- Ridurre lo stress assistenziale
- Ritardare l’istituzionalizzazione
Pertanto, tale intervento non ha lo scopo di arrestare la malattia ma si prefigge di sollecitare a tutto raggio le potenzialità residue della persona per rallentarne il decadimento e ottenere una positiva ripercussione sul benessere quotidiano.
Le attività proposte devono risultare piacevoli e mai frustranti, per questo vengono sempre scelte sulla base delle difficoltà e potenzialità della persona.
Il coinvolgimento dei familiari è indispensabile. Questi infatti, costituiscono una risorsa terapeutica importante e, in quanto tale, vengono formati sulle giuste modalità per stimolare cognitivamente il proprio caro intercettare e rispondere in modo appropriato ai suoi bisogni e, di conseguenza, riuscire a prevenire e gestire i disturbi comportamentali.
Proprio per questo motivo il servizio si rivolge anche a tutti i familiari delle persone affette da Alzheimer.
Spesso i familiari vogliono accudire i loro cari, ma si trovano in difficoltà nelle funzioni elementari della vita quotidiana: vestirsi, fare il bagno, usare la toilette.
Se il familiare non è ancora in pensione, come è il caso di molti, ha spesso difficoltà a conciliare gli impegni di lavoro con l’assistenza. Inoltre viene compromessa la sua vita sociale e praticamente abolito il tempo libero. Può succedere che le persone lamentino una mancanza di sostegno e di aiuto da parte di altri membri della famiglia e spesso sviluppano problemi di salute fisica e mentale dovuti allo stress.
Il primo passo per evitare che ciò accada è informarsi. L’informazione aiuta il familiare. Egli ha bisogno di conoscere la malattia, sapere come si evolve e come possono essere affrontati i diversi problemi che si presentano.
Se le famiglie vengono aiutate, riusciranno più facilmente a farvi fronte tenendo presente che proprio i familiari che assistono i malati sono i veri esperti dei loro bisogni.